L'orticoltore Harald Gasser
Un lavoro di mani
Harald Gasser è un agricoltore speciale. Non è l’unico, però, a coltivare varietà rare e credere nella nuova agricoltura.
In Alto Adige vivono e lavorano agricoltori che sono venditori di sogni: uomini e donne che credono nei prodotti di nicchia, estrosi produttori di verdure rare, giovani che, dopo la formazione universitaria, rinunciano a una carriera professionale per dedicarsi alla cura della terra, seguendo le orme dei propri padri. Perché la passione produce cose più buone. "Abbiamo intelligenti, ingegnosi contadini" afferma Ulrich Höllrigl, vicepresidente dell’Unione Agricoltori e Coltivatori Diretti Altoatesini. E di certo non si sbaglia: spesso la rivoluzione, le innovazioni, le idee partono proprio da loro.
La strada verso i sogni, si sa, è lunga e impervia. Ne sa qualcosa Harald Gasser, il trentaseienne coltivatore di verdure rare. "Un giorno mi sono seduto nel campo e ho pianto". Nessuno voleva acquistare le sue carote, la gente nei dintorni lo derideva, i genitori gli facevano pressione affinché coltivasse con agenti chimici, e spesso, dove seminava, non cresceva nulla. Alcune specie hanno richiesto un’attesa di ben sette anni.
In Alto Adige vivono e lavorano agricoltori che sono venditori di sogni: uomini e donne che credono nei prodotti di nicchia, estrosi produttori di verdure rare, giovani che, dopo la formazione universitaria, rinunciano a una carriera professionale per dedicarsi alla cura della terra, seguendo le orme dei propri padri. Perché la passione produce cose più buone. "Abbiamo intelligenti, ingegnosi contadini" afferma Ulrich Höllrigl, vicepresidente dell’Unione Agricoltori e Coltivatori Diretti Altoatesini. E di certo non si sbaglia: spesso la rivoluzione, le innovazioni, le idee partono proprio da loro.
La strada verso i sogni, si sa, è lunga e impervia. Ne sa qualcosa Harald Gasser, il trentaseienne coltivatore di verdure rare. "Un giorno mi sono seduto nel campo e ho pianto". Nessuno voleva acquistare le sue carote, la gente nei dintorni lo derideva, i genitori gli facevano pressione affinché coltivasse con agenti chimici, e spesso, dove seminava, non cresceva nulla. Alcune specie hanno richiesto un’attesa di ben sette anni.